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"Open day": cosa cercano mamma e papà   versione testuale


Aula 11. I docenti si guardano in faccia perplessi. Anche quest’anno bisogna organizzare l’orientamento. La vicepreside sciorina qualche cifra, il rapporto fra quanti sono venuti a visitare la scuola negli “open day” e le effettive iscrizioni.


Si affinano le tecniche di presentazione dell’offerta formativa, le “slides” vanno ridotte all’essenziale. Gli allievi che risponderanno alle domande dei genitori vanno preparati. Si riversano le classi delle seconde e terze medie, accompagnati dai genitori alla ricerca di lumi.

Presentiamo i nostri indirizzi, tecnico turistico, professionale servizi commerciali e sociali, prospettive di lavoro, competenze, insegnamenti disciplinari “curvati” sulle attività di tirocinio. Papà e mamma annuiscono, forse è il primo momento in cui il loro pargolo esercita un diritto di scelta. Non può che farlo insieme ai suoi amici. Si spintonano, prendono il volantino, non fanno nessuna domanda, hanno sete di libertà.

Quando apriamo loro le porte della scuola allievi in divisa e “proff” in grande spolvero, le domande dei genitori si infittiscono. Quanto c’è da studiare? I professori sono di ruolo? Si imparano le lingue? In realtà, siamo noi che vorremmo porre delle domande:

avete voglia di darci una mano per costruire un rapporto sincero con gli studenti? Volete scommettere con noi che i vostri ragazzi in questi cinque anni si irrobustiranno per la loro vita? Siete consapevoli che cresceremo tutti insieme e impareremo a modificare le nostre idee di partenza? Certo, abbiamo compilato una programmazione fedele alle indicazioni ministeriali, ma i veri protagonisti sono gli studenti.

Cambio di prospettiva. Palestra colma di genitori per la presentazione di una scuola secondaria di primo grado. Professori schierati, leggermente tesi, lezione frontale sulle opportunità della scuola. “Attenti, non siamo più alle elementari, bisogna studiare, lasciate perdere ogni altra attività extrascolastica!”.

Altro scenario, una scuola invita i genitori per un incontro sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e BES (Bisogni Educativi Speciali), si divaga sulle tappe di una certificazione di disabilità, scoprendo una mancata competenza cui suppliscono i genitori presenti che hanno le spalle segnate dalla storia concreta del loro figlio.

Una buona pratica, un ex preside svolge volontariato in una scuola paritaria e dedica oltre un’ora per conoscere dai genitori le caratteristiche dell’allievo.

Ecco cosa cercano prima di tutto mamma e papà.

Niente pubblicità buona per la TV o siti sgargianti, ma uno sguardo che spalanchi nuovi orizzonti e offra una concreta speranza che il piccolo di famiglia sia innanzitutto accolto e valorizzato. Poi, il cammino nella foresta della scuola, lo faremo insieme.

                                                                                                                                             Valeria e Piergiacomo Oderda