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Insegnare il futuro   versione testuale

Francesco Macrì, Presidente nazionale Fidae

Nel lontano 1979 il famoso Club di Roma pubblica il suo settimo rapporto a cura di J.W. Botkin - M. Elmndjra - M. Malitza, con un titolo suggestivo: “Istruzione ed educazione. Insegnare il futuro”. La tesi di fondo è lungimirante e impegnativa. In un mondo in rapida e profonda trasformazione la scuola deve svolgere un ruolo preciso: non solo quello di tramandare ai giovani le conoscenze sedimentatesi nel corso dei secoli, ma anche di aiutarli a decifrare, interpretare il mondo in cui vivono, anzi a prefigurare, anticipare, costruire quello che verrà. Un grande obiettivo che può raggiungere, però, ad alcune condizioni: che essa ponga sempre al centro delle sue iniziative e dei suoi interessi lo studente e le sue potenzialità; che interagisca dialetticamente con la realtà circostante; che privilegi più che i contenuti da trasmettere, sottoposti a forte obsolescenza, i metodi di acquisizione-organizzazione-rielaborazione autonoma delle conoscenze; che promuova abiti mentali quali l’intelligenza (intus-legere), la criticità, la creatività, l’immaginazione, lo stupore, il desiderio di apprendimento permanente, la passione verso l’inesplorato e l’inedito, la saggezza; che sviluppi corretti e positivi comportamenti, come la disponibilità alla collaborazione con gli altri, la lealtà, l’onestà, la solidarietà, l’altruismo, la gratuità, il senso del bene comune.
Una scuola di questa natura perché non rimanga confinata nell’ambito dei desideri impossibili deve essere sottesa da condizioni soggettive ed oggettive. Certamente sono indispensabili le risorse economiche, edilizie, strumentali e didattiche, come pure le giuste architetture legislative ed ordinamentali; ma prima e ancor più le professionalità di coloro che in essa operano. Sono i dirigenti e i docenti, infatti, il segreto di qualsiasi vera innovazione. Prescindere da essi, immaginando che possano essere svolti i compiti sopra accennati, è solo velleitarismo. La modernizzazione, la qualità e l’eccellenza passano attraverso le loro mani.
Alcune parole come interdisciplinarità, unitarietà del sapere, imparare ad imparare, umanesimo planetario, nuovi linguaggi, rete, cittadinanza scientifica, laboratorialità, cultura della scelta, competenze, ecc. non sono inedite per la ricerca teorica pedagogico-didattica come pure per alcune scuole. Ma da prassi “elitaria” o “eccezionale” devono diventare orientamento e regola condivisa e permanente per tutte.
Il futuro del nostro Paese, specialmente in questo difficile momento di crisi, è affidato in gran parte ad un sistema di istruzione e formazione più efficace ed efficiente di quello che abbiamo ora a disposizione. Per cui tutto ciò che concorre a perfezionarlo nei contenuti, nelle metodologie, nelle tecnicalità, negli obiettivi, nei valori e finalità educative, deve essere perseguito senza esitazioni. È un dovere civile e morale dei dirigenti e docenti, come pure della società nelle sue molteplici articolazioni. Perché essendo la scuola un bene di tutti e per tutti, un’occasione indispensabile di crescita e di sviluppo, nessuno può esimersi dal dare il proprio sostegno, in particolare se, come scelta di vita fa riferimento al Vangelo che, per definizione, é promozione dell’umano di ogni uomo anzi, molto e molto di più, divinizzazione dell’umano.
 
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