Un’alleanza per una vera comunità educante, per relazioni davvero generative, perché “nessuno vada perduto”.
«Guai a chi è solo!», ammoniva il saggio Qoelet (cfr. Qo 4,12). Se fino a vent’anni fa un ragazzo imparava a scuola, da maestri e insegnanti, la maggior parte di ciò che gli sarebbe servito per vivere e lavorare, oggi non è più così. Di conseguenza sarebbe illusorio immaginare la trasmissione dei saperi e l’educazione come prerogativa esclusiva di un solo attore, sia esso la famiglia, la scuola o qualsivoglia altra agenzia educativa.
La nozione di alleanza, tanto cara alla tradizione biblica, può rivelarsi oggi assai feconda. La ricerca di un’alleanza educativa punta a una collaborazione sincera fra scuola e famiglia, volta a perseguire i medesimi obiettivi educativi. La logica del patto esprime anche il dovere di una rigorosa lealtà reciproca fra insegnanti e alunni. Il frutto maturo di queste alleanze è la costituzione di una vera comunità educante, unico luogo adeguato al processo educativo nella società complessa, in cui sono coinvolti personalmente tutti i soggetti: alunni, famiglie, docenti, dirigenti e personale ausiliario.
Alleanza significa anche collaborazione leale per un progetto comune, senza antagonismi e rivalità. Questo impegno etico comporta innanzitutto uno stile di presenza e di testimonianza da parte degli adulti. La dolorosa “evaporazione del padre” denunciata da Lacan si potrà superare solo se gli adulti accetteranno di esporsi a una relazione autentica e profonda. Solo chi è sinceramente disponibile al confronto personale – pur custodendo la necessaria distinzione dei ruoli – può diventare significativo per un adolescente in cerca di punti di riferimento.
Si costituiscono così quelle relazioni generative in cui si produce qualcosa di nuovo e sorprendente, di bello e inaudito. Sono le relazioni che rendono buona la vita e che segnano il gioioso compimento dell’alleanza. Relazioni che generano i figli e rigenerano gli adulti, prevenendo così la demotivazione e il burnout. Grazie a questo stile di dialogo la scuola non diventa una prigione asfissiante o una noiosa anticamera della vita vera, ma un ambiente abitabile e sereno.
L’alleanza consente anche di fare in modo che “nessuno vada perduto”: la collaborazione tra soggetti è necessaria per una scuola inclusiva, capace di intervenire a favore dei più deboli. La Chiesa in Italia vuole impegnarsi sempre più risolutamente a favore degli ultimi, accogliendo l’invito di papa Francesco a muoversi verso le “periferie esistenziali” della scuola.
Perché la scuola diventi luogo di vita buona per tutti, nessuno escluso.