Scuola tocca a te!

di Giovanna Ferrara, di Aversa.
Liceo socio-psicopedagogico “Niccolò Jommelli”

Christian era un ragazzo. Christian era un ragazzo come tutti gli altri, con i propri sogni, le proprie speranze e aspirazioni. Erano gli anni Novanta e aveva sedici anni, quando decise di abbandonare la scuola e lo studio per poter lavorare e sentirsi grande.
«Farai soldi, sarai libero», gli dicevano.
La vita, però, non andò proprio così; con l’evoluzione della società, della tecnologia e delle varie aziende, chi non possedeva un titolo di studio superiore non poteva neanche avvicinarsi a un posto decente di lavoro.  Christian andò avanti a lungo, alternando vari lavori part-time e senza impegno.
E ora? Ora come sta Christian?
È stato illuso da sogni troppo vaghi e tradito da una scuola troppo insicura. Non ha fatto soldi, non li ha neanche mai visti. Dovreste vederlo, nei pressi della stazione, vestito con la tuta sporca di pittura, illudendo la gente del paesino e persino sua moglie. Non ha raggiunto la sua amata libertà, perché è stato lasciato all’oscuro di tutto, dell’immensità del mondo e della cultura. E’ un uomo, ormai, senza più alcuna voglia di scoprire il mondo.
Quanti uomini del genere, oggigiorno, ci circondano? Quanti sguardi vuoti e disperati alle prese con una società che tende a emarginare chi non sa? E noi? Sì, noi, cosa facciamo per aiutarli? A noi che la vita è relativamente più semplice e la scuola si avvicina sempre di più alla nostra realtà, perché continuiamo a evitare la possibilità di conoscere ed essere realmente liberi?
Scuola, tu che ruolo hai in tutto questo?
Scuola, tu che hai vissuto fin dall’antichità tutti i processi evolutivi sia dell’uomo che della società, come reagisci a quest’abbandono per una vita migliore che, in fin dei conti, non avverrà mai?
La scuola è il secondo ente di comunicazione con il quale il bambino, nel corso della sua vita, entra in contatto. La maggior parte delle esperienze, si fanno proprio in quel luogo. E’ proprio lì che il bambino, l’adolescente e, successivamente, il giovane adulto, passa la maggior parte del tempo e fa le proprie esperienze. I giovani, gli studenti, ne sono i protagonisti. Sono loro che vivono le frustrazioni date dallo stress, la paura di non essere mai abbastanza, ma anche la gioia di ottenere dei risultati. La scuola, quella con la “S” maiuscola, è capace di influenzare un’intera generazione, creando giovani folli, curiosi di sapere, che un giorno andranno con uno zaino in spalla a vedere il mondo. I giovani della scuola sono coloro che un giorno saranno in grado di rivoluzionare la società, perché solo gli studenti possono farlo e il 1968 ne è un esempio concreto.
Scuola, a meno di un mese dall’incontro tra il Papa e gli studenti, non perdere la possibilità di avvicinare quanti più giovani possibili. Proprio come il figliuol prodigo torna al padre pentito, permetti a coloro che sanno di aver sbagliato, di poter rimediare. Sii come quei servi che nel vangelo di Matteo, mandati dal Re per invitarli alle nozze del figlio, si diressero ai crocicchi delle strade e chiamarono tutti quelli che trovarono. Chiama tutti e aiuta il più possibile, formare e informare, ecco il tuo compito!
Proprio come uno studente, durante la scorsa SFS (Scuola di Formazione Studenti) organizzata dal Movimento Studenti di Azione Cattolica, scriveva:
«Ehi tu, scuola che verrà, ricorda sempre che esisti per uno scopo, una meta importantissima, che è l’accrescimento personale, il sapere. Ricordati di curare la formazione dei tuoi studenti, credendo in loro e nelle loro potenzialità. Ricordati che il tuo compito è appassionare e non angosciare. Ricordati di essere luogo di incontro e di formazione».
E tu, studente, cerca di avvicinarti alla Scuola, di riuscire ad assorbire quell’entusiasmo del sapere e del conoscere, perché solo così raggiungerai la tua libertà e sarai in grado di amare senza giudicare.

Ragazzi, studiate!

di Giuliana Jicmon di Roma
Liceo delle scienze umane Gelasio Caetani

«Ragazzi: Studiate. Anche se nella vita è meglio furbi che colti. Anzi: proprio per questo. Per non arrendersi a chi vi vorrebbe più furbi che colti. Perché la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Non rassegnatevi a chi vi vorrebbe opportunisti e docili e senza sogni. Studiate. Meglio precari oggi che servi per sempre». (Ilvo Diamanti)

La cultura rende liberi, critici e consapevoli e la scuola è uno dei migliori strumenti esistenti che ci permette di studiare, di crescere mentalmente ma soprattutto ci permette di sognare! Sognare di diventare un giorno un bravo avvocato, oppure un grande medico, la scuola ci rende liberi di volare con la fantasia, dona a noi le redini del nostro futuro! A volte è difficile vivere la scuola come luogo in cui instaurare relazioni serene, è difficile considerarla come una seconda casa ed è difficile viverla come strumento di vita, ma la scuola è ciò che di più bello abbiamo! Noi ragazzi e giovani abbiamo il dovere e il diritto di difenderla con i denti e con le unghie, di richiedere e pretendere di essere ascoltati di renderla migliore giorno dopo giorno e soprattutto di trarre da essa tutto ciò che di meglio c’è! Imparare ad abitarla insieme è forse uno dei modi migliori per dimostrare a tutti, grandi e piccoli, poveri o ricchi, di tutti i paesi, che la comunione e la condivisione è fatta di piccole cose. La scuola è il ponte che fa da tramite con la vita esterna, deve essere incoraggiata e spronata a dare sempre di più così che continui a formare giovani intelligenti e determinati, cittadini consapevoli e attivi, uomini e donne pronti a mettersi in gioco per migliorare la propria città, il proprio paese e il mondo intero.

Non possiamo fare a meno di accettare la sfida che il nostro tempo ci lancia: vivere la scuola da protagonisti, felici e credenti, consapevoli e credibili, portatori di uno stile che ci contraddistingue: lo stile dell’Amore! Per portare un po’ di Chiesa nella scuola c’è bisogno di questo nuovo stile, c’è bisogno che qualcuno si metta in gioco, che qualcuno ci metta la faccia. Per portare un po’ di Chiesa nella scuola c’è bisogno di noi. E per portare un po’ di scuola nella Chiesa, c’è bisogno di noi!