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Ragazzi, studiate!

di Giuliana Jicmon di Roma
Liceo delle scienze umane Gelasio Caetani

«Ragazzi: Studiate. Anche se nella vita è meglio furbi che colti. Anzi: proprio per questo. Per non arrendersi a chi vi vorrebbe più furbi che colti. Perché la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Non rassegnatevi a chi vi vorrebbe opportunisti e docili e senza sogni. Studiate. Meglio precari oggi che servi per sempre». (Ilvo Diamanti)

La cultura rende liberi, critici e consapevoli e la scuola è uno dei migliori strumenti esistenti che ci permette di studiare, di crescere mentalmente ma soprattutto ci permette di sognare! Sognare di diventare un giorno un bravo avvocato, oppure un grande medico, la scuola ci rende liberi di volare con la fantasia, dona a noi le redini del nostro futuro! A volte è difficile vivere la scuola come luogo in cui instaurare relazioni serene, è difficile considerarla come una seconda casa ed è difficile viverla come strumento di vita, ma la scuola è ciò che di più bello abbiamo! Noi ragazzi e giovani abbiamo il dovere e il diritto di difenderla con i denti e con le unghie, di richiedere e pretendere di essere ascoltati di renderla migliore giorno dopo giorno e soprattutto di trarre da essa tutto ciò che di meglio c’è! Imparare ad abitarla insieme è forse uno dei modi migliori per dimostrare a tutti, grandi e piccoli, poveri o ricchi, di tutti i paesi, che la comunione e la condivisione è fatta di piccole cose. La scuola è il ponte che fa da tramite con la vita esterna, deve essere incoraggiata e spronata a dare sempre di più così che continui a formare giovani intelligenti e determinati, cittadini consapevoli e attivi, uomini e donne pronti a mettersi in gioco per migliorare la propria città, il proprio paese e il mondo intero.

Non possiamo fare a meno di accettare la sfida che il nostro tempo ci lancia: vivere la scuola da protagonisti, felici e credenti, consapevoli e credibili, portatori di uno stile che ci contraddistingue: lo stile dell’Amore! Per portare un po’ di Chiesa nella scuola c’è bisogno di questo nuovo stile, c’è bisogno che qualcuno si metta in gioco, che qualcuno ci metta la faccia. Per portare un po’ di Chiesa nella scuola c’è bisogno di noi. E per portare un po’ di scuola nella Chiesa, c’è bisogno di noi!

To be a student: a scuola controcorrente

di Lorenzo e Silvia di Imola
Liceo scientifico Rambaldi-Valeriani

Andare a scuola non è semplice, nessuno può affermare il contrario, ma sono certo che ci si possa andare con uno spirito nuovo, originale, oserei dire: controcorrente!

E’ il caso di Silvia, una ragazza della mia diocesi, Imola. Probabilmente non ci pensava nemmeno che potesse esistere uno stile diverso per affrontare la scuola! Poi, un capodanno dai frati minori ad Assisi e un campo regionale per studenti hanno cambiato la sua visione delle cose.

Al rientro dalla pausa natalizia, Silvia ha pubblicato su Facebook questo post:
«È vero, la scuola è riiniziata e con lei la solita sveglia delle 6.30, delle 6.45 e delle 6.50, il solito freddo cane quando ti togli il meraviglioso e caldissimo piumone di dosso, il caffè più lungo che riesci a farti, il solito e adorato bus che se sei puntuale passa dopo secoli e se sei leggermente in ritardo fisso che lo perdi, l’arrivo a scuola e le solite facce traumatizzate dei tuoi amici, le 5/6 ore che ‘aiuto, uccidetemi, ORA!’.

Tutto è ricominciato, ma sento che ora è diverso. Ho passato le vacanze di Natale più belle che potessi mai passare e credo di essere cresciuta più in questi 14 giorni che in un anno intero. Ho vissuto esperienze che…meno male che le ho vissute! Quelle esperienze che prima sei così e dopo sei un’altra persona, che ti cambiano la vita radicalmente. E ho capito che alzarsi la mattina arrabbiati col mondo perché esiste la scuola e arrivare a scuola che “guai se mi chiedi se ho studiato diritto perché è la volta buona che ti picchio”, non porta da nessuna parte! Ti rovina la giornata e bona! Perché tanto a scuola ci vai lo stesso e la verifica la fai lo stesso.

Noi non andiamo a scuola per il voto, non ci andiamo per sapere che in fisica siamo degli impediti e in inglese pure, ma ci andiamo perché un minimo dobbiamo capire da che parte è girato ‘sto mondo, cosa c’è stato e cosa ci sarà, dobbiamo viverci qui e dobbiamo conoscerlo come se fosse casa nostra, perché è casa nostra! E il voto, per quanto possa essere fondamentale, alla fine non ti dà nulla perché la vita non è un numero. Non dobbiamo accontentarci del minimo, cerchiamo di puntare in alto che di certo dà molte più soddisfazioni e sorrisi!»

Silvia ha iniziato così a vivere la scuola, piuttosto che subirla. Mi sembra allora che “To be a student” sia sempre più una “mission possible”…altro che “impossible”!!!

A scuola si cresce

di Emanuela da Messina
Liceo Classico “G.B. Impallomeni” – Milazzo

La prima parola che mi viene in mente pensando alla mia esperienza a scuola è CRESCITA: da un punto di vista fisico, morale, educativo, culturale. È a scuola che ho imparato a convivere con persone estranee al nucleo familiare, è a scuola che ho preso i miei primi impegni, è a scuola che ho stretto i primi legami d’amicizia e, perché no, sperimentato le prime cotte. Insomma, la scuola è stato il mio luogo dell’inizio. “Crescita” è una parola che è stata troppo usata, forse proprio perché è quella giusta per indicare quello che è il cammino di uno studente, dal primo giorno delle elementari all’ultimo del liceo. Crescita è la consapevolezza di cambiare se stessi. E quando ti accorgi di stare cambiando, automaticamente nasce la voglia di attivarsi e di cambiare ancora, non perché vuoi fuggire dalla tua personalità, ma perché vuoi crescere ancora in esperienza. Qui entra in gioco anche la mia fede, il vissuto di studentessa del MSAC: portare la propria testimonianza nel luogo che si ha più a cuore secondo me è la forma più alta di crescita, e quella anche più difficile.

Da questo punto di vista la Chiesa (il laicato in primis) ha un ruolo fondamentale nella scuola, i cui abitanti sono non di rado disillusi e sfiduciati in tutto (vedi la situazione economico-politica): come laici abbiamo il compito di colorare quelle aule che nell’ottica comune purtroppo appaiono spesso quelle di un carcere. Sarebbe interessante incrementare i momenti di dialogo interreligioso e aprire dei dibattiti sul tema della spiritualità tra gli studenti; quella che oggi appare come una Chiesa distante dalla scuola, in questo modo potrebbe sembrare più vicina alle persone, indipendentemente da quale sia il loro credo.

Da ‘io’ a ‘noi’: la forza di una classe

di Fabrizio da Vercelli

Alle medie ho avuto una prof fantastica. La sua fama di professoressa severa e intransigente era diffusa già alle elementari e quindi il primo impatto è stato di paura. Poi ho scoperto che non era una professoressa, per così dire, autoritaria, bensì autorevole, era cioè impossibile non pendere dalle sue labbra durante la lezione. Ha saputo trasmettermi cultura e – cosa più importante – passione per lo studio, non inteso come semplice accumulo di sterili informazioni, ma come vivace curiosità, ricerca continua, amore per le cose difficili e criptiche e capacità di collegare le conoscenze per poterne creare di nuove.

Seguendo i suoi consigli, ho scelto di frequentare il liceo classico, altra avventura! Se il latino già lo masticavo alle medie, il greco no!!! Il professore ci riempiva letteralmente di compiti e in molti ne abbiamo sofferto; ma siamo anche diventati una classe.

Alle superiori  ho dovuto espormi di più anche dal punto di vista relazionale. Ho un carattere molto introverso, ma grazie all’aiuto di alcuni compagni, sono riuscito ad aprirmi ed ora parlando della mia vita scolastica non posso che usare il “noi”. Il passaggio da semplice gruppo di studenti eterogenei tra loro a una classe, cioè un gruppo forte e unito, non è semplice, ma è uno degli sforzi più formativi richiesti ad un ragazzo che sta diventando un cittadino. Nella mia esperienza scolastica rientra anche il mio essere rappresentante di classe, un ruolo bellissimo, ma anche carico di responsabilità, poiché bisogna fare da ponte tra la classe e i professori. Ora mi sto avvicinando alla grande impresa della maturità e ci sarà da divertirsi :D

Adesso aspetto l’incontro con Papa Francesco! Cosa c’entra la Chiesa con la scuola? Beh, la Chiesa ha giocato e gioca un ruolo fondamentale nella mio modo di vivere la scuola. Ha il compito fondamentale di formare dei cristiani che siano in grado di essere tali non solo nell’ambito della comunità parrocchiale, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni, quindi, per noi ragazzi, nella scuola. Essere cristiani in questa realtà non vuol dire sentirsi diversi dai molti compagni che spesso non frequentano la chiesa o l’oratorio, bensì mettersi al servizio degli altri con generosità e altruismo ed essere parte attiva della scuola, portando con sé e condividendo quel bagaglio di valori cristiani che possono dare una marcia in più.