Tutti gli articoli di Tommaso Cioncolini

«Figlio, Figlio, Figlio…»

Tutti gli incontri sono importanti, ma qualcuno di più. Estremamente significativi, ma ancora da potenziare in termini di opportunità sono quelli tra docenti e genitori. Che avvengano sotto forma di consiglio di classe straordinario aperto alle famiglie, oppure individualmente tra docente e genitore, comunque le due attenzioni, quella che proviene dal calore della mura domestiche e quella che abita tra le aule e i corridoi della Scuola, s’incontrano sempre in un preciso punto d’intersezione: il bene e l’avvenire del ragazzo. Da potenziare, come preannunciato, perché molte questioni che animano le accese conversazioni in casa oppure sterilizzano i lunghi silenzi tra genitori e figli lambiscono tante problematiche che si rinnovano ogni mattina sopra i banchi di scuola. Tra queste, senza dubbio, una sottolineatura particolare la merita il concetto di autorità. Se i tornanti della storia hanno reso questa rappresentazione nauseabonda ed oppressiva, eppure il significato di auctoritas (dal verbo augere) ha una profonda radice generativa; si tratta infatti di approfondire meglio l’azione di «far crescere», «aiutare». Dunque, osservando bene, il bisogno di autorità è imprescindibile per l’uomo. L’uomo non può fare a meno di crescere. Certamente la storia e la cultura modellano il bisogno di autorità dell’uomo, ma non possono soffocarne il respiro; sarebbe come soffocare l’uomo. Ma cos’è l’autorità? È un vincolo tra ineguali; i genitori e il figlio, la scuola e gli alunni, per esempio. Spiegando il concetto di autorità, il filosofo Richard Sennett ha scritto che il rifiuto di questo genere di legame non cancella la relazione, ma semplicemente «usa il reale per dare forma all’ideale»; insomma, per semplificare si può aggiungere che a tanta “ribellione”, comunque, corrisponde tanta “dipendenza”. Dunque, due facce dello stesso problema: da una parte l’unione e ciò che lega le parti, dall’altra, invece, la sensazione di una disparità, di un’ineguaglianza. Che fare, allora? Come irrobustire il legame? Inasprendo la disparità oppure rafforzando il vincolo? Il trucco sta proprio lì. C’è da lavorare sul rapporto, ripartendo proprio dal legame primordiale: la figliolanza. Ecco perché famiglie e Scuola devono camminare insieme. Più s’impara a riconoscere la bellezza di esser figli, più ci si appassiona ad un cammino di crescita.     

 

Quando il ghiaccio è sottile…

Riccardo, commentando il precedente post, ha fatto notare come «la velocità e la frenesia portino a trascurare le cose più semplici e naturali». Giusto. Allora approfondiamo la questione. D’altronde velocità e frenesia – citando ancora il nostro amico – alimentano non solo trascuratezza, ma generano soprattutto instabilità. Infatti la mamma raccomanda al bambino: «Non correre, altrimenti cadi!». E’ vero. Ma è sempre così?

Cosa accade quando a velocità si somma altra velocità e a instabilità si aggiunge ancora instabilità? Le emozioni dei giovani, per esempio, rappresentano un terreno particolarmente delicato e predisposto a repentini cambiamenti. Del resto, il termine «emozione», ex movere, significa proprio movimento, mutamento. Lo aveva notato anche Aristotele, che definì l’emozione come il principio motore dell’esperienza umana.

Ma questo concetto non esprime solamente un rapporto tra spazio e tempo; piuttosto rappresenta splendidamente ciò su cui l’umano ha riflettuto, meditato; quella causa per la quale l’uomo ha pianto, sorriso, pregato e lottato. È l’effetto congiunto del sentire e del pensare; è un atto interpretativo che coinvolge interamente la persona, quel laccio che unisce la testa con il cuore; un’attribuzione di senso che vincola, cioè, che lega responsabilmente. Perciò riflettere sulle emozioni è estremamente importante. È riflettere su se stessi in relazione agli altri.

Ma per far sì che le emozioni diventino vitamine per relazioni buone e autentiche, bisogna alzare lo spessore delle fondamenta; è necessario aggiungere sostanza al terreno. Altrimenti, quando il ghiaccio è sottile, l’unica cosa che puoi fare è pattinare velocemente.    ORA

Che ora è?

«Che ora è?» E’ una domanda estremamente banale, forse la più superficiale, ma ogni tanto chiedere per l’appunto «che ora è?» rinnova in ognuno di noi un ammonimento sempre attuale: non si può perdere il senso della realtà. Certamente questo antico adagio gode di ampia fortuna, ma nel campo dell’educazione assume un significato tutto particolare e decisamente importante. Allora, domandare «che ora è?» non significa solamente raccogliere la smania di definire i protagonisti (nel nostro caso le nuove generazioni) di questo tempo; si tratta, invece, di afferrare il senso profondo del loro agire per capirne i sogni e i desideri, le speranze e le angosce.

Come si fa ad afferrare il senso dell’agire dei ragazzi di oggi? Probabilmente l’espressione «afferrare» si adatta meglio a questa epoca e penetra con maggiore intensità fra le pieghe delle questioni. «Afferrare», infatti, esprime un «giungere con fatica a comprendere»; dipinge un’impresa che provoca fatica e sacrificio. Però, se dovessimo rappresentare icasticamente questo sforzo, ci accorgeremmo che questo compito non deriva solamente dalla complessità dei fenomeni, ma, stuzzicati nella nostra immaginazione, ci lasceremmo proiettare verso il concetto di velocità. Ecco, la velocità è la grande questione del nostro tempo, in particolare in ambito educativo. La «velocità», dunque, non è solamente una variabile o una comodità, ma rappresenta oggi un’insidia antropologica perché ammicca all’uomo del Terzo millennio, offrendo l’opportunità di non fare memoria, di non dare consequenzialità agli istanti che vive, di alleggerire la pesantezza dei legami. Investe, perciò, non solamente l’ambito culturale, ma invade la sfera affettiva, personale e spirituale. In conclusione, la «velocità» non ha a che fare solamente con l’organizzazione produttiva, ma inerisce le dinamiche relazionali ed emotive; insomma, la «velocità» caratterizza il modus vivendi di tanti giovani. E siccome i giovani e la Scuola stanno a cuore alla Chiesa, questi temi meritano un significativo approfondimento.