Quando il ghiaccio è sottile…

Riccardo, commentando il precedente post, ha fatto notare come «la velocità e la frenesia portino a trascurare le cose più semplici e naturali». Giusto. Allora approfondiamo la questione. D’altronde velocità e frenesia – citando ancora il nostro amico – alimentano non solo trascuratezza, ma generano soprattutto instabilità. Infatti la mamma raccomanda al bambino: «Non correre, altrimenti cadi!». E’ vero. Ma è sempre così?

Cosa accade quando a velocità si somma altra velocità e a instabilità si aggiunge ancora instabilità? Le emozioni dei giovani, per esempio, rappresentano un terreno particolarmente delicato e predisposto a repentini cambiamenti. Del resto, il termine «emozione», ex movere, significa proprio movimento, mutamento. Lo aveva notato anche Aristotele, che definì l’emozione come il principio motore dell’esperienza umana.

Ma questo concetto non esprime solamente un rapporto tra spazio e tempo; piuttosto rappresenta splendidamente ciò su cui l’umano ha riflettuto, meditato; quella causa per la quale l’uomo ha pianto, sorriso, pregato e lottato. È l’effetto congiunto del sentire e del pensare; è un atto interpretativo che coinvolge interamente la persona, quel laccio che unisce la testa con il cuore; un’attribuzione di senso che vincola, cioè, che lega responsabilmente. Perciò riflettere sulle emozioni è estremamente importante. È riflettere su se stessi in relazione agli altri.

Ma per far sì che le emozioni diventino vitamine per relazioni buone e autentiche, bisogna alzare lo spessore delle fondamenta; è necessario aggiungere sostanza al terreno. Altrimenti, quando il ghiaccio è sottile, l’unica cosa che puoi fare è pattinare velocemente.    ORA

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